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Trento, 6 novembre 2014 Abbiamo seguito con attenzione la questione dello spostamento di sede del Servizio di Salute Mentale di Trento da via S. Giovanni Bosco, dove occupa due piani dell’ex Casa di Riposo, alla sede ex CISL in via S. Croce, dove le attività verrebbero giocoforza disperse su molti piani e costrette in superfici decisamente disfunzionali per le specificità di questo Servizio. Infatti esso ha dato vita ad un sistema di salute mentale che ci rende orgogliosi per la sua forza innovativa, per la qualità dell’assistenza assicurata, per l’eccellenza riconosciuta non solo in Italia ma anche in numerosi Paesi del mondo. La qualità, l’eccellenza,l’unicità del suo modo di operare stanno sicuramente nell’esperienza ormai pluriennale del “fare assieme”, ovvero il riconoscere parola e potere curativo ai pazienti e ai familiari. Questo Servizio ha “inventato” gli UFE, acronimo di Utenti Familiari Esperti che, fianco a fianco con gli operatori, mescolando il proprio sapere esperienziale con il sapere professionale, contribuiscono a costruire relazioni di aiuto e di reciprocità che arricchiscono e completano gli strumenti terapeutici. Rendono unico il modo di sostenere la salute e di costruire il benessere non solo delle persone con problemi di salute mentale e dei loro familiari, ma della nostra intera comunità. Chi meglio di una persona che è stata male può capire ed avvicinare un “pari” che soffre? E una comunità dove sono vivi valori di mutuo aiuto, di solidarietà, di partecipazione è una comunità più ricca: sul piano umano e relazionale, ma anche sul piano della qualità dei servizi che assicura ai propri cittadini, appunto. Eppure questo Servizio di Salute Mentale che rende orgogliosi noi, i cittadini che lo conoscono, gli utenti, i familiari, gli operatori, viene ignorato dai referenti politici e istituzionali provinciali, comunali, aziendali. Anziché valorizzare e tutelare la sua eccellenza e unicità individuando una sede adeguata, propongono sedi che sarebbero adatte (forse) ad uffici e ambulatori di vecchio stampo, gestiscono la faccenda come un banale trasloco. Anche eludere le richieste di incontro indica un atteggiamento miope e burocratico, che non riconosce gli utenti, i familiari e gli operatori come interlocutori ed espressione di cittadinanza attiva, primi esperti di se stessi. L’edificio ex Casa di riposo dovrà accogliere uffici comunali che ora occupano sedi in affitto e dunque questo comporterà un risparmio per le casse Comunali … ma come la mettiamo con il milione di euro che l’Azienda sanitaria ha speso non più di due anni fa per sistemare i primi due piani all’uso della Salute mentale e con l’affitto di 150.000 euro che annualmente versa al Comune di Trento? E’ forse questo un buon esempio di preveggente pianificazione e di oculata gestione delle risorse economiche pubbliche? E non ci soddisferebbe la risposta (Pilato docet) che il problema riguarda un’altra istituzione, un altro bilancio … Sempre di soldi pubblici si tratta e certo questo non è un esempio rassicurante della capacità progettuale e di comunicazione dei nostri Enti locali! Nelle precedenti elezioni comunali e provinciali abbiamo sostenuto la coalizione che oggi governa queste istituzioni ma dissentiamo con forza da questo modo di fare politica, ancora una volta “schizofrenico”: tra il farsi vanto del welfare trentino e dall’altra non averne davvero cura; tra l’esaltare la solidarietà come una qualità diffusa nel Trentino e dall’altra soffocarne gli spazi vitali ed avvilirla quando non può essere strumentalizzata; tra l’affermare i valori della partecipazione e dall’altra rifiutare il confronto con un assordante silenzio mentre si prendono le decisioni che più si addicono agli interessi istituzionali. Lucia Coppola e Marco Ianes |
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